13 Agosto 2011
Abbiamo trascorso la notte a Springfield, in Missouri. E’ il quinto giorno di viaggio e se guardiamo la mappa siamo ancora davvero lontano dalla nostra meta, Los Angeles, o meglio Santa Monica, ma ci arrivermo, con calma. La tappa di oggi è abbastanza impegnativa e lo dimostrano le 378 foto scattate, e altrettanto impegnativo sarà scegliere quali pubblicare 😅. Ad ogni modo la Route 66 ci porterà ad Oklahoma City, in Oklahoma, ovviamente.
Come mostrato le due città distano poco più di 4 ore in auto, ma a noi servirà tutta la giornata, tante deviazioni ci aspettano, lo spettacolo è assicurato.
Quindi partiamo abbastanza presto, ciò che ci interessa è per strada, non in città. Prendiamo la Interstate 44 West e dopo circa 20 miglia ci fermiamo a Halltown, Missouri. Perché? La spiegazione è nelle foto a seguire. Che c’è di bello a Halltown? Niente di particolare, se non la Route 66 e quello che rimane dei tempi d’oro quando era veramente la Mother Road.
Finalmente cominciamo a vedere quello che avevamo immaginato, ovvero edifici “poveri” e oramai un po’ decadenti. Ed è questa l’America che in tanti film viene mostrata e glorificata: finalmente ci siamo dentro. In una di queste foto c’è anche la nostra Mitsubishi, il SUV che ci ha accompagnato fedelmente per tutto il viaggio.
C’è chi dice “la Route 66 va fatta in moto”: sì, forse, ma anche no, perchè poi è scomodo, fa caldo e lunghi tratti di autostrada non sono poi così entusiasmanti. E le valigie? E l’attrezzatura fotografica? Mhmm…
Ne riconosco il fascino di percorrere quelle strate con una bella Harley Davidson, ma ad ogni modo ad ognuno il suo viaggio, il nostro è con l’aria condizionata, e fidatevi che a volte serve per davvero!
Proseguendo il nostro itinerario, visitiamo tanti altri luoghi caratteristici, quei luoghi che in qualche modo abbiamo già visto nella nostra immaginazione e quindi ci pare quasi di riconoscerli. Si tratta di costruzioni in legno e lamiera, alcune anche un po’ bruttine se vogliamo, di certo non la casa dei sogni. Ma lungo la Route 66 trovano la loro naturale collocazione, il loro fascino è tutt’altro che scontato, ad ogni sguardo non puoi non innamorarti di quei luoghi.
Una delle foto che ho scattato in questo paesino non so se proporla a colori, perché il colore è importante, o in bianco e nero (anche se con una leggera tonalità sepia), perché evoca quell’atmosfera da cartolina anni ’50 che molti si immaginano. Quindi sapete che faccio? Le metto entrambe, giudicate voi.
E faccio la stessa cosa con un’altra foto, cioè la versione a colori e la versione “vintage”, perchè credo che possa rendere bene l’idea. Si tratta di una rimessa agricola, probabilmente anche un fienile, di quelli che si sono visti in mille film ambientati nell’america centrale. Fuori c’è un gran caos di attrezzi agricoli e altri oggetti, una sistematina ci starebbe bene, ma anche così ha il suo fascino.
E’ circondato da alberi e una foto era obbligatoria. E dato che questo è un blog di fotografia oltre che di viaggi, io le metto entrambe, perché alla fine non conta documentare un luogo o un oggetto o un momento, quello lo lasciamo agli investigatori, ma conta vivere un’esperienza, e la fotografia serve anche a questo.
Ogni metro percorso lungo al Route 66 è una sorpresa.
Andando avanti, di poco, arriviamo nei pressi di Paris Spring, Missouri (fate riferimento alla mappa sopra). Come in un sogno ci imbattiamo in una gas station tipica della prima metà del ‘900. E’ gestita da un signore veramente unico, Gary Turner, con il quale firmiamo un contratto particolare che ci rende “Friends for Life”.
Di lui e della sua gas station parleremo in dettaglio nel prossimo articolo, merita davvero un ricordo speciale.
See you!